Le manifestazioni di Bolsonaro, che includono camionisti che sostengono Jair Bolsonaro, sono atti contro la democrazia, un crimine tipizzato dalla legge, secondo il giurista Wálter Maierovitch, in un'intervista al portale UOL.
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“Stiamo assistendo a organizzazioni criminali che promuovono attacchi contro lo Stato di diritto democratico. Esiste una legge che difende lo Stato di diritto democratico. Ciò che fanno questi criminali è esemplificato in questa legge”, ha spiegato il giurista. Per lui il silenzio di Bolsonaro può essere considerato una “omissione e un attacco alla Costituzione”.
Rappresentanti degli agenti di polizia e dei camionisti della PRF condannano le proteste
La Federazione nazionale degli agenti di polizia stradale ha pubblicato una nota in cui i dipendenti della società riaffermano il loro impegno per lo Stato di diritto democratico e il rispetto per i risultati delle elezioni del 2022, e sottolinea che Bolsonaro incoraggia le proteste contro il colpo di stato.
“L’atteggiamento dell’attuale presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, nel mantenere il silenzio e nel non riconoscere i risultati delle urne, finisce per rendere difficile la pacificazione del Paese, incoraggiando alcuni dei suoi seguaci ad adottare blocchi sulle strade brasiliane”, afferma il Nota.
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Il deputato federale Nereu Crispim (PSD-RS) – che rappresenta le agende dei camionisti al Congresso – afferma che i movimenti non Bolsonaro non rappresentano la categoria.
Blocchi e proteste previste prima delle elezioni?
La Public News Agency ha riferito che il I blocchi stradali erano già stati articolati in rete settimane prima del voto.
“Preparate le tende, la gente delle città andrà nelle caserme, i camionisti e il settore agricolo finiranno sulle autostrade”, si legge nel messaggio, con errori di ortografia, circolato sul bolsonarista Telegram. Sebbene lo sciopero antidemocratico sia avvenuto solo alla fine di ottobre – dopo i risultati delle elezioni che hanno decretato la sconfitta di Jair Bolsonaro contro Lula – l’appello era stato lanciato settimane prima, il 14. “IL 30 voteremo e RESTIAMO LE STRADE”, prevedeva un appello collettivo con 3,5 iscritti.
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Anche i sostenitori del presidente Jair Bolsonaro si sono recati online per condannare il movimento antidemocratico, come la deputata Janaína Pascoal, una delle ricorrenti per l'impeachment dell'ex presidente Dilma Rousseff.