La stampa internazionale prevede che il Brasile sarà diviso dopo elezioni “tese”.

Alcuni dei principali organi di stampa internazionali sottolineano la tensione della campagna per il secondo turno delle elezioni presidenziali e vedono il Paese polarizzato. Questo quadro porta a presupporre che la differenza di voti tra i candidati sarà piccola. Per il quotidiano britannico Financial Times, i brasiliani decideranno tra due politici con visioni radicalmente diverse per la nazione più popolosa dell'America Latina. Il giornale classifica il processo elettorale di quest'anno come "lungo e amaro".

The Wall Street Journal sottolinea la natura “tesa” del secondo turno elettorale, che avrà “ampie implicazioni per la più grande economia dell’America Latina e per la foresta amazzonica”.

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Bloomberg afferma che la disputa tra il presidente Jair Bolsonaro (PL) e l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva (PT) è stata “aspra e, a volte, violenta” e ha suscitato preoccupazione tra le autorità elettorali e gli alleati internazionali.

Già The Associated Press evidenzia lo scontro tra un candidato che “promeproteggere i valori cristiani conservatori” e un ex presidente che intende riportare il Paese “alla prosperità di un tempo”.

Per il Reuters, le elezioni offrono una seconda possibilità a Lula e Bolsonaro. Mentre l’ex presidente cercherà di riprendere un percorso di “prosperità” dopo che il PT è stato segnato dagli scandali di corruzione, l’attuale presidente promeconsolidare la sua svolta conservatrice, “dopo una delle epidemie più mortali al mondo e la diffusa deforestazione nel bacino amazzonico”.

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Secondo Il New York Times, le elezioni di oggi rappresentano molto più di una “semplice disputa tra sinistra e destra”. Il giornale sottolinea l'aumento della deforestazione in Amazzonia sotto il governo Bolsonaro e gli attacchi del presidente alle istituzioni democratiche negli ultimi quattro anni.

“Armi, Dio e notizie false” hanno dominato la corsa presidenziale di quest’anno, secondo CNN. La campagna si è concentrata sui problemi sociali e sulla guerra culturale, con poca discussione di programmi e progetti, ha consentito una maggiore partecipazione dei leader religiosi e la diffusione di notizie false, analizza l'emittente americana.

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