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Ricerche non pubblicate evidenziano una relazione tra violenza ostetrica e difficoltà di allattamento al seno

Le donne che subiscono violenza ostetrica hanno meno probabilità di lasciare il reparto maternità allattando esclusivamente al seno e di mantenere l'allattamento al seno a lungo termine. La scoperta arriva da uno studio senza precedenti condotto dall’Università statale di Rio de Janeiro (UERJ) e dalla Fondazione Oswaldo Cruz (Fiocruz). Tra coloro che hanno avuto un parto naturale, l’impatto è ancora maggiore e può durare fino a sei mesi. Scopri di più!

Comprendi cosa significaviolenza ostetrica' ⤵️

Gli autori hanno utilizzato i dati dello studio “Nato in Brasile“, che ha coinvolto più di 24mila donne. Dall'indagine era già emerso che il 44% ha subito qualche tipo di violenza ostetrica. Tuttavia, per la prima volta è stato verificato l'impatto di questa aggressione sull'allattamento al seno nelle prime ore di vita del bambino e comepromeL’allattamento al seno nei reparti maternità ha ripercussioni a lungo termine. 

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“Ci sono pochi studi sull’argomento e ancor meno che esplorano le conseguenze di questa violenza, sia per le donne che per i neonati”, afferma la ricercatrice Tatiana Henriques Leite, professoressa dell’UERJ e una delle responsabili del lavoro. 

Oltre allo stress causato dal trauma subito, che può inibire la produzione di latte, il risultato evidenzia il ruolo dell’équipe sanitaria. "È noto che molte madri hanno difficoltà ad allattare, ma se la loro rete di sostegno commette atti di violenza contro questa donna-madre, questa rete diventa fragile e come potrà chiedere aiuto?", dice il professor Emanuele Souza Marques, dell'Università Statale di Rio de Janeiro, autore dello studio.

C'è anche la possibilità di altre conseguenze dovute a violenza ostetrica: vi è un rischio maggiore di depressione postpartum e, in un recente studio dello stesso team, un calo della domanda di servizi sanitari. Queste vittime smettono di andare dal medico o rinviano gli appuntamenti postpartum consigliati – fino a 15 giorni per le donne e i primi sette giorni per il bambino. 

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Concetto ampio

Secondo gli autori, uno dei problemi è il definizione di violenza ostetrica: sebbene molte persone lo associno all'abuso fisico o sessuale, il termine è molto più ampio e comprende la violenza psicologica, la mancanza di rispetto, la mancanza di informazione, comunicazione, autonomia e persino privacy nel contatto con l'équipe medica, oltre alla mancanza di accesso alle risorse a cui le donne hanno diritto.

Anche sottoporsi a procedure non necessarie – ad esempio l’episiotomia – è considerato a violenza ostetrica. Pertanto, non sempre la donna o l’operatore sanitario sono in grado di riconoscere che c’è stato un attacco, anche se subdolo. 

“Ecco perché è essenziale che l’argomento sia più dibattuto, che le donne abbiano più informazioni sui loro diritti e trovino canali per denunciarlo”, sostiene Tatiana Leite. “Ma è anche necessario migliorare la formazione degli operatori sanitari e promuovere politiche pubbliche per mitigare le violazioni dei diritti delle donne”. 

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(Fonte: Agenzia Einstein)

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