Nel documento si cita la “chiara intenzione” di promuovere “una vera propaganda politica di partito e la promozione personale dell'autorità a fini elettorali”.
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Il MPF elenca le interviste e i discorsi del capo Polizia Stradale Federale in eventi ufficiali che, secondo il procuratore Eduardo Benones, associavano la sua immagine all'“istituzione PRF” e al presidente durante il periodo elettorale. L’azione cita anche l’uso di “simboli” e dell’immagine della società per favorire la campagna bolsonarista.
La Procura di Rio ricorda che Vasques aveva addirittura chiesto voti per Bolsonaro sui social alla vigilia del secondo turno. L'organismo sostiene che l'episodio non può essere “separato” dal “clima di instabilità e di confronto creato durante il movimento degli elettori il giorno del secondo turno elettorale e dopo la diffusione ufficiale del risultato da parte del TSE”.
“I successivi atti compiuti dall'imputato, in particolare la richiesta di 'Voto 22 – Presidente Bolsonaro' alla vigilia del secondo turno elettorale, oltre a costituire un reato elettorale, sono importanti per riconoscere l'uso illecito dei più posizione di rilievo nella gerarchia della Polizia stradale federale, per favorire un determinato candidato, violando fino alla morte i principi di legalità, impersonalità e moralità”, si legge in un estratto dell'azione di improbabilità amministrativa per presunta violazione dei principi di legalità e impersonalità.
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A PRF si sono avvicinati a veicoli il giorno del secondo turno, anche dopo che il Tribunale elettorale ha vietato le operazioni relative al trasporto degli elettori, cosa che ha portato il Ministero pubblico federale ad avviare un'indagine per indagare sulla condotta di Vasques. L'indagine analizzerà anche se vi sia stato un ritardo deliberato nella smobilitazione delle proteste di Bolsonaro sulle autostrade che hanno bloccato le strade federali dopo la sconfitta di Bolsonaro.
(con stato del contenuto)