Il Covid-19 può causare infertilità maschile, lo dimostra uno studio

Il Covid-19 potrebbe avere un impatto sulla fertilità maschile, secondo una revisione degli studi condotti dal Centro di medicina basata sull’evidenza della Facoltà di Scienze Mediche di Santos. Il cambiamento si verifica sia nel numero degli spermatozoi che nel calo dei livelli di testosterone, mostra l'indagine recentemente pubblicata sull'International Brazil Journal of Urology.

Negli articoli valutati vengono segnalati cambiamenti nel liquido seminale dei pazienti, come bassi livelli di sperma o addirittura cambiamenti nella loro mobilità.

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I cambiamenti sono stati più pronunciati in coloro che erano gravemente malati. In alcuni casi c’erano informazioni secondo cui i pazienti avevano già figli, il che esclude la possibilità che si trattasse di un problema precedente al Covid.

La buona notizia è che i ricercatori escludono la possibilità di contagio sessuale, poiché la presenza del virus nello sperma è estremamente rara.

e perché questo accade?

Una delle spiegazioni delle complicanze urologiche del covid è l’infiammazione sistemica causata dalla malattia.

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Inoltre, le cellule che il virus utilizza per invadere l’organismo – i recettori dell’enzima di conversione dell’angiotensina – sono presenti in diversi organi, come i polmoni, ma anche nel sistema urinario e riproduttivo, suggerendo che anche queste sedi potrebbero essere direttamente colpite da il virus. .

Come è stata fatta la ricerca?

La revisione è stata effettuata nei principali database da più di 8mila articoli. Di questi, 49 soddisfacevano i criteri degli autori, come la presentazione di risultati rilevanti, per un totale di oltre 3mila individui.

Il calo dei livelli ormonali è stato anche associato alla gravità della malattia. Secondo uno degli articoli, questo tasso era inversamente associato al ricovero in terapia intensiva (ICU), suggerendo che i livelli di testosterone potrebbero essere un indicatore precoce della gravità della malattia.  

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“Non sappiamo se gli impatti sono transitori o se avranno un effetto a lungo termine”, afferma Luca Schiliró Tristão, uno degli autori dello studio. “C'è ancora molto da studiare, mancano ricerche a lungo termine a causa di questo tipo di studi”, sottolinea a proposito dell'indagine che è stata effettuata sui pazienti ancora ricoverati.

Nella revisione sono emersi anche problemi come l'aumento della frequenza urinaria e l'infiammazione dei testicoli, ma di minore rilevanza. 

 (Fonte: Agenzia Einstein)

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