Perù: la cronologia di una nuova crisi politica

Il membro di sinistra Pedro Castillo è stato rimosso dalla presidenza del Perù dal Congresso. La misura ha scatenato diverse proteste la scorsa settimana, da parte di oppositori e sostenitori di Castillo. Comprendi cosa è successo lì.

  • 7 dicembre: scommettere sullo scioglimento del Congresso –

Il 7 dicembre Castillo, 53 anni, in un messaggio televisivo alla nazione, ha sciolto il Congresso e ha detto che avrebbe formato un governo di emergenza, imposto un coprifuoco notturno e governato per decreto.

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L'annuncio è arrivato poche ore prima che il Parlamento discutesse la sua impeachment.

Questo è stato il terzo tentativo di rimuovere Castillo, da quando lui, un insegnante rurale, ha sorprendentemente preso il potere dalle mani dell’élite politica tradizionale, nel luglio 2021.

La vicepresidente del Perù, Dina Boluarte, ha denunciato Castillo per aver tentato un “colpo di stato”.

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  • 7 dicembre: impeachment, il vizio prende il sopravvento

I membri del Congresso respingono il tentativo di Castillo di sciogliere il Congresso e votano a stragrande maggioranza per rimuoverlo dall'incarico per “incapacità morale”.

Castillo viene trasferito in una base di polizia nella parte orientale di Lima e arrestato per “ribellione”.

Dina Boluarte, un'avvocatessa di 60 anni, presta giuramento entro due ore dal voto di impeachment e diventa la prima donna presidente del Perù.

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La nuova presidente afferma che intende servire per il resto del mandato di Castillo, fino a luglio 2026.

Centinaia di manifestanti, alcuni a favore e altri contro il presidente deposto, scendono nelle strade di Lima.

  • Dicembre 8: Corte Suprema

Gli Stati Uniti elogiano il Perù per aver garantito la “stabilità democratica” e per averla garantitapromedeve lavorare con Boluarte.

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Visibilmente nervoso, Castillo si presenta davanti alla Corte Suprema in videoconferenza. Il giudice gli ordina di restare in custodia cautelare per sette giorni.

  • 10 dicembre: aumento delle manifestazioni

Aumentano le manifestazioni a favore di Castillo in tutto il Paese con posti di blocco e incendi di pneumatici.

Boluarte presenta un nuovo gabinetto, guidato dall'ex procuratore Pedro Angulo. Questo gabinetto, dal profilo tecnocratico e indipendente, comprende otto donne tra i 19 ministeri.

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  • 11 dicembre: due manifestanti uccisi

Le proteste diventano sanguinose. Due persone muoiono e almeno cinque rimangono ferite ad Andahuaylas (sud) quando i manifestanti tentano di prendere il controllo dell'aeroporto della città.

La polizia si scontra con i manifestanti, che chiedono uno sciopero nazionale, nuove elezioni e la liberazione di Castillo.

Le proteste aumentano, soprattutto nelle città andine e nel nord del Paese.

  • 12 dicembre: elezioni anticipate –

Boluarte annuncia che presenterà al Congresso un disegno di legge per anticipare di due anni le elezioni. Impone inoltre lo stato di emergenza in alcune regioni del Paese.

Altri cinque manifestanti muoiono durante le proteste per chiedere le dimissioni del nuovo presidente, portando a sette il numero dei morti.

  • 13 dicembre: La giustizia rifiuta il rilascio di Castillo e inizia uno sciopero per le elezioni generali

Castillo, accusato di “ribellione” e “cospirazione”, resta detenuto presso la Direzione Nazionale delle Operazioni Speciali (Dinoes). Un tribunale respinge il suo ricorso volto a revocare il mandato d'arresto nei suoi confronti, che scade mercoledì 14 dicembre.

Le forze armate pattugliano le strade di diverse città in stato di emergenza insieme alla polizia.

Continuano le manifestazioni contro Boluarte e sono numerose le strade bloccate in 13 delle 24 regioni del Paese.

Lima è teatro di scontri tra manifestanti radicali e polizia, mentre i sindacati agrari e indigeni iniziano uno “sciopero a tempo indeterminato” chiedendo elezioni generali.

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