Il serpente della specie pitone reale (Python Regius), considerato un animale esotico, cioè non originario del Brasile, era stato rilasciato nell'unità di conservazione la scorsa fiera (3), per errore, dai vigili del fuoco. Pensavano che fosse il boa constrictor nativo (Boa costrittore).
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Secondo il biologo Jorge Antonio Lourenço Pontes, ricercatore dell'Università statale di Rio de Janeiro (Uerj), specializzato in erpetofauna [rettili e anfibi], il serpente non avrebbe potuto essere rilasciato nella foresta senza prima essere stato valutato da uno specialista.
La procedura standard, quando viene ritrovato un animale esotico o selvatico, è quella di inviare l'animale a un Centro di screening per animali selvatici (Cetas), che, a Rio de Janeir, si trova nel comune di Seropédica.
In queste unità gli esperti possono identificare correttamente la specie e valutarne le condizioni sanitarie e il luogo in cui deve essere inviata.
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“L'animale potrebbe essere apparentemente sano e portatore di un parassita o virus molto grave e altamente contagioso”, spiega Pontes.
Oltre al rischio per la salute esiste anche il rischio che le specie esotiche diventino invasive e si riproducano sul posto. Se il pitone trovasse un altro serpente della stessa specie nella foresta, potrebbe generare prole e colonizzare il luogo.
Alcune specie di serpenti femmine sono capaci di partenogenesi, cioè sono capaci di clonarsi, riprodundosi senza bisogno di un partner.
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“Abbiamo scoperto che anche i nostri anaconda generano prole attraverso la partenogenesi. Diverse specie di pitone hanno già dimostrato questa capacità”, ha affermato.
Preoccupazione ambientale
Secondo l'esperto, l'allevamento di animali esotici e la loro liberazione in natura rappresenta quindi un problema per la biodiversità locale. In Florida, negli Stati Uniti, i pitoni fuggiti dalla cattività sono diventati un enorme problema per la fauna selvatica, minacciando la fauna autoctona.
In Brasile, le tartarughe tigre acquatiche americane (Trachemys scripta) è diventata anche una specie invasiva a causa del rilascio di questi animali nei corpi idrici del paese.
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La specie, ora bandita qui, cominciò a minacciare le specie locali, come la tigre acquatica brasiliana (Trachemys dorbigni), con comportamenti meno aggressivi di quello americano, arrivando addirittura ad ibridarsi con esso.
“La fauna e la flora rimangono in equilibrio perché hanno un rapporto di adattamento. Hanno già i loro predatori, il loro cibo, tutto ciò che è previsto in questo sistema ecologico. Quando si introduce una specie esotica si introduce un elemento diverso in quell'equilibrio, il che può causare alcuni disturbi", ha spiegato la direttrice del Parque da Tijuca, Viviane Lasmar.
(Fonte: Agência Brasil)
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